Perché tenere un SUP in barca?
Ormai è una mania. In ogni baia, davanti ad ogni spiaggia si vedono a decine. Tavole galleggianti che avanzano con la spinta di una pagaia manovrata da una persona in piedi.
Ad alcuni sembrano stupide, altri ci vanno matti. Poi sempre più spesso le si vedono a bordo delle imbarcazioni a mo’ di giocattolo / tender, ecc …
Ma analizziamo qualcosa in più su questo attrezzo sportivo dell’ultima moda.
Il SUP (acronimo di Stand Up Paddle – pagaiare in piedi) non è cosa nuova, i primi ad usarlo furono i polinesiani avvistati da Cook nel 1778 quindi non è certo un’invenzione moderna.
Ma i polinesiani che usavano le tavole, nel tempo, con l’avvento di nuovi materiali, piano piano iniziarono a ridurne il volume e l’ingombro lanciando la moda del surf da onda. Quest’ultima disciplina approdò negli USA e poi in tutto il mondo e nacque il surf moderno con tavole sempre più piccole per onde sempre più grosse. Il fatto che le tavole fossero piccole, ha costretto gli sportivi ad usarle solo in velocità e quindi ci si poteva alzare in piedi solo a planata iniziata. Invece i vecchi “orsi” che non hanno voluto modernizzarsi hanno continuato ad usare i “longboard” , tavole – come dice il nome – lunghe e stabili che permettono di stare in piedi sempre e accelerare quindi l’inizio della planata. Di contro, non sono adatte per onde enormi.
Dai longboard al sup il passo è breve e, in poco tempo a completamento dell’attrezzatura, è stata aggiunta una pagaia (spesso in carbonio, come la tavola) che permette sia di risalire le onde, sia di stringere le manovre in planata, che, anche senza estremizzare, per fare escursioni lungo costa.
Rimasto in secondo piano da causa del boom del windsurf tra la fine degli anni 70 e degli anni 90, soppiantato poi dal kite surf, messo ancora in ombra dai foils, oggi esplode per la sua caratteristica di essere uno sport crossover, che riunisce cioè appassionati di tanti generi e neofiti.
In effetti è molto facile per chi ha già dimestichezza con gli sport citati. È un ottimo allenamento e viene usato da tutti gli sportivi per mantenere tono muscolare. Ormai sulle rive di qualsiasi specchio d’acqua si trovano SUP a noleggio.
I materiali di costruzione di questo giocattolo sono come sempre vari e la scelta dipende dalle tasche e dall’uso che ne volete fare.
Il top è in carbonio con pesi e costi relativi, ma se non avete velleità agonistiche potrete accontentarvi anche di uno pneumatico.
Ormai la tecnica di costruzione della gomma vulcanizzata è in tutto simile a quella usata per i gommoni e i materiali sono gli stessi.
La comodità di un SUP gonfiabile ovvio è lo stivaggio, ma insomma, anche la borsa che lo contiene non è così piccola e leggera come vogliono farci credere.
La pompa in dotazione poi potrebbe mostrare segni di cedimento già dalla prima stagione di utilizzo. La pressione da produrre non è poca cosa ed è la parte più faticosa. In genere si gonfiano con dati inglesi a 15 PSI (pound square inch – libbra per pollice quadrato) che, facendo i conti della serva, corrisponde a circa 1 bar.
Le prime 5/6 pompate sono morbide, ma diventano più dure mano mano che ci si avvicina al top. Le ultime dovranno essere fatte appoggiando il peso del corpo sulla maniglia della pompa. A questo proposito, è saggio munirsi di un paio di o-ring di riserva e di un po’ di grasso. Normalmente infatti, le pompe non sono di grande qualità e cedono di sovente.
Fatta questa fatica, se l’avete portato con voi in barca, è arrivato il momento di buttarlo in acqua e divertirvi. È anche un ottimo mezzo per arrivare a terra invece di nuotare o esplorare la costa inaccessibile, tra gli scogli o magari in una zona protetta.
Dopo l’uso, è buona norma dargli una risciacquata con la doccetta di poppa prima di riporlo o meglio prima di infilarlo in un gavone umido.
Anche qui, come in tutte le cose, si parte dalle versioni economiche di circa 250/300 euro per arrivare a 2.000. (parlando di quelli pneumatici)
Buon SUP a tutti…